Realizzarsi conoscendo le motivazioni più profonde.
Chi ha un perché abbastanza forte…può superare qualsiasi come” (Friedrich Nietzsche)
Non sempre siamo consapevoli di ciò che facciamo e soprattutto perché lo facciamo. Ci poniamo obiettivi che spesso non ci rappresentano oppure facciamo qualcosa che soddisfa i bisogni di qualcun altro ma non i nostri. Principalmente questo è il motivo per cui fatichiamo nella vita di tutti i giorni, nella nostra attività lavorativa e nella maggior parte delle azioni che intraprendiamo. E spesso non riusciamo neanche a comprenderne il motivo. Ebbene, il motivo sta nel fatto che noi non abbiamo un nostro perché. Non riceviamo da noi stessi quella spinta energetica che oltre ad alleviare la fatica ci dona il piacere di fare qualcosa che poi ci gratifichi a lungo. Non possedere un perché, oltretutto, ci impedisce di comunicare agli altri nel modo più chiaro ciò che noi facciamo e ciò che noi siamo. E’ vero che non è sempre tutto rose e fiori ed anche se siamo appassionati a quello che facciamo possiamo incappare in momenti difficili e duri da affrontare, ma è proprio al nostro “perché” che ci dobbiamo aggrappare per non perdere il senso del percorso intrapreso. Vorrei condividere con voi il concetto che sentirsi realizzati in ciò che facciamo è un diritto di tutti e non solo di pochi privilegiati o fortunati. Questo diritto ce lo conquistiamo costruendo il nostro “perché” e anche, perché no, modificandolo durante il nostro percorso di vita. Un ulteriore passaggio, quando abbiamo ben definito il nostro “perché”, è quello di comunicarlo in modo chiaro e diretto avendo anche il coraggio di chiedere dei feedback di conferma. Mi capita durante le sessioni di coaching di trovarmi al cospetto di persone che lamentano una scarsa comprensione altrui nei loro confronti e soffrono la difficoltà di non essere percepiti come loro vorrebbero. Mi vengono anche riportate eccezioni su come non sempre possiamo essere coerenti col nostro “perché” ed in parte concordo: non è facile fare qualcosa che ci faccia stare bene e ci renda felici. Bisogna lavorarci e a volte anche sporcarsi le mani. Probabilmente la vita agiata che tutti noi un po’ conduciamo ci ha disabituato alla costruzione di una motivazione solida e duratura, ma non tutto si può ottenere con facilità e quindi sono richiesti impegno e dedizione. Per esperienza devo dire che, quelle volte in cui mi sono dedicato a qualcosa spinto da una solida motivazione, ho potuto trarne giovamento ed ho portato a casa dei buoni risultati. Oggi, con un po’ di maturità dettata anche dall’età, io sento più motivante quando riesco a trovare un “perché” che sia anche un po’ diverso dal contesto comune. Mi piace sperimentare il fatto di potermi differenziare un po’ da tutti in un processo che certamente richiede tempi di attuazione più lunghi, ma crea risultati maggiori e più duraturi. Riflettiamo allora se siamo sempre coscienti del perché facciamo le cose e soprattutto di come questo modifica il nostro modo di essere.
Ezio Dau


