Opporsi alla paura del cambiamento genera nuove possibilità.
Non riesco a capire perché la gente ha paura di nuove idee. Io ho paura delle vecchie idee. (John Cage)
Voglio raccontarvi un fatto. Giorni fa stavo presentando un progetto formativo ad una società sportiva a me collegata e diretta da un mio grande amico. Il progetto di per sé prevede un’azione formativa triangolata tra tecnici, atleti e le famiglie degli atleti stessi, poiché il grosso dell’attività sportiva di questa società riguarda l’attività giovanile e scolastica. All’incontro erano presenti oltre al presidente, anche alcuni tecnici che dirigono vari settori di questa società. Ho presentato il progetto, le finalità educative e pure un discreto modello di business su cui la società potrebbe fare affidamento e, visti i chiari di luna degli ultimi tempi, dovrebbe anche essere più che gradito. Certo della bontà del progetto, non perché lo abbia presentato io, ma perché è ispirato ad un modello che funziona da decenni in tutto il mondo e conscio che la novità almeno per il mercato italiano possa essere uno strumento di cambiamento, che ci verrà sempre più richiesto in un breve futuro, ho cercato di farlo visualizzare al meglio in modo da evidenziarne i punti di forza, anche a discapito di qualche piccolo sacrificio che ogni cambiamento comunque richiede. A questo punto ho chiesto agli intervenuti un feedback e la loro idea sul progetto. La cosa che mi ha stupito è che nessun feedback vertesse sulla pratica proposta ma sulla difficoltà di accettare di fare qualcosa di diverso da ciò che si è sempre fatto. In sostanza: …”di cambiare non se ne parla. Non ne abbiamo nessuna voglia…”. Avevo davanti dei ragazzi giovani con la vitalità e l’entusiasmo di un anziano in fin di vita. Ad un certo punto visto che la resistenza era strenua e si stavano infastidendo ho ringraziato per il gentile tempo che mi è stato concesso e mi sono quasi scusato di aver recato una sorta di disturbo. A questo punto mi chiedo se davvero il nostro mondo sportivo non sia ancora un po’ troppo chiuso rispetto alla condivisione ed al cambiamento e quale sarà la strada per una ripresa che inevitabilmente sarà diversa. Questi ultimi anni ci hanno cambiato, per nessuno di noi sarà uguale a prima. Chissà come mai c’è sempre una forte resistenza al cambiamento, anche nei momenti di grossa difficoltà. Davvero non riesco a darmi una risposta. Mi è chiaro, però, che rimanere impantanati sulle consuetudini riduce la motivazione e l’entusiasmo ai minimi termini e per rispetto alla mia “forma mentis” non voglio arrendermi a tanta indolenza e apatia. Oggi sento il bisogno di condividere questo pensiero. Lo sport è azione e movimento e non si riferisce solo al gesto atletico. Devono esserci azione e movimento anche nel pensiero e nelle emozioni. Mi piace pensare che anche voi nel vostro piccolo e nel vostro ambito vorrete condividere lo stesso piccolo pensiero e se lo farete già vi dico: GRAZIE DI CUORE.
Ezio Dau


