L’importanza del conflitto come necessità evolutiva e di sano sviluppo personale.
“I più grandi leader non negano né soffocano il conflitto. Lo vedono come un’opportunità per andare avanti.” (Stephen R. Covey).
Ho una storia recentissima da raccontarvi. In questo ultimo mese e mezzo sono stato coinvolto in un’iniziativa di formazione. La platea dei partecipanti era davvero eterogenea e portava con sé le aspettative classiche di un corso di formazione, materiali audiovisivi, strumenti e strategie buone per tutte le stagioni. Il mandato, però, che mi era stato affidato riguardava la possibilità di creare un team di lavoro che sviluppasse un progetto appena nato per l’attività di coaching, sia individuale che aziendale. Non essendo un particolare cultore delle lezioni interamente frontali, ho pensato di far svolgere qualche esercizio pratico ai partecipanti per saggiare la loro predisposizione a lavorare collettivamente. Dopo un paio di incontri mi sono accorto che la capacità di lavorare insieme non era tanto sviluppata e pertanto qualcuno faceva fatica a mettersi a disposizione del gruppo rinunciando a principii personali ed al proprio stile di azione. Man mano che procedevamo col lavoro mi sono anche accorto che alcuni partecipanti, sebbene non a parole, evidenziavano una certa insofferenza al gruppo e alle dinamiche interne che stavano emergendo. Il tutto abbondantemente nascosto dietro una diffusa dose di buonismo e di ipocrisia. Altro aspetto da non sottovalutare è che si è creato all’interno del gruppo un clima di pesante pregiudizio. A questo punto voi mi chiederete: “ma che razza di caos c’era in questo gruppo? E come lo avete affrontato?”. La risposta è semplice: non lo abbiamo affrontato, perché in queste condizioni difficilmente le persone si aprono e sono disposte alla massima sincerità ed una disputa sterile e fine a se stessa non avrebbe portato alcun risultato. Ad un certo punto mi sono sentito in dovere di fare emergere comunque i malumori e le opinioni discordanti che aleggiavano nell’aria. Come l’ho fatto? Ho concesso la possibilità di esprimere in anonimato tutta una serie di situazioni che di fatto erano bloccanti e non consentivano al gruppo di fare quel processo di crescita necessario a creare un vero e proprio team coeso. Non tutto però è filato liscio, e sono stato tacciato di non aver permesso a tutti di esplicitare le proprie opinioni con trasparenza. Vi confesso che non è nel mio stile tarpare le ali a qualcuno alzando inutili polveroni e che lo reputo il peggiore dei modi di risolvere le questioni da dirimere. Nel mio piccolo, invece, quando ho compreso che dietro l’ipocrisia del vogliamoci tutti bene e teniamoci per mano, stava prendendo corpo un forte conflitto, ho preso in carico il problema ed ho cercato di gestirlo rispettando la capacità e la forza di mettersi in gioco di ogni partecipante . Io sono pienamente convinto che ci fosse bisogno di far emergere le questioni spinose ed in qualche modo di aver fatto un regalo al gruppo prima di concludere l’incarico che mi è stato affidato. Mi auguro che sappiano farne tesoro e che comprendano quanto è importante non nascondersi ed avere il coraggio di sporcarsi le mani per costruire qualcosa di solido. Ah dimenticavo: se dovessi ricominciare rifarei tutto allo stesso modo.
Ezio Dau


