La costruzione di un processo di fiducia: affidarsi a quello che si sente e non a quello che si sa.
Il modo migliore per scoprire se ci si può fidare di qualcuno è dargli fiducia. (Ernest Hemingway).
Ho riletto tante volte questa frase e devo dire che mi colpisce sempre come fosse la prima volta. Mi fa pensare a come sia facile dichiarare di essere disponibili a concedere la fiducia ma nella realtà dei fatti così semplice non sia. Mi sono chiesto tante volte perché sia così difficile concedere fiducia. Che cos’è nella realtà che ci porta in un primo momento a diffidare di tutto e di tutti? La prima risposta che mi viene in mente, e che umanamente comprendo anche, è il fatto che sicuramente in passato per inesperienza o per ingenuità tutti quanti siamo stati delusi e traditi almeno una volta e per istintiva reazione abbiamo pensato: “la prossima volta non mi faccio più fregare”. Può essere vero, non lo nego, ma credo che ci sia qualcosa di più profondo e più intimo legato al concetto di fiducia. Innanzitutto chiediamoci che cos’è per noi la fiducia. Se consideriamo l’etimologia, appare chiaro che il concetto di fiducia deriva dall’affidarsi e dall’avere fede. Se prendiamo per buono questo assioma, cioè quello della fede, risulta evidente che dare fiducia vuol dire in qualche modo donarsi agli altri così come ricevere fiducia vuol dire avere persone che in qualche modo entrano a far parte della nostra vita. Fin qui il ragionamento non fa una piega. L’anomalia, secondo me, sta nel fatto che nell’immaginazione popolare dare fiducia sia un atto diretto, veloce e che si tratti di uno scambio di doni. In realtà, il processo di fiducia se deve essere solido e duraturo richiede di essere costruito prendendosi il giusto tempo e mettendo in campo altre doti come l’impegno, la determinazione e la costanza. Soprattutto alla costanza vorrei dare un connotato più profondo in quanto il processo di fiducia deve essere sì conquistato, ma va anche coltivato e mantenuto con atteggiamenti empatici votati soprattutto all’ascolto ed al rispetto altrui. Insomma la fiducia non è per sempre, va meritata e va data solo a chi se la merita. Se non ci sono più le condizioni per mantenere la fiducia tra le persone è bene che i loro percorsi si separino per il bene di tutti. A volte mi è stato chiesto: ma qual è esattamente il momento giusto in cui cominciare a fidarsi delle persone? Il momento giusto non credo sia definibile, e come in tutte le cose se aspettiamo il momento giusto questo non arriverà mai. Ritornando alla domanda precedente potrei rispondere dicendo che il momento giusto è adesso e partendo da adesso dobbiamo però essere vigili. Il che non vuol dire necessariamente interrompere quel processo di fiducia appena iniziato, ma attivare quelle sane pratiche di controllo che ci permettono di far rimanere quel processo di fiducia nei binari di una sana relazione che a quel processo restituisce efficacia e risultati. Come avrete capito non è facile costruire processi relazionali che si basano sulla fiducia, ma se dedichiamo preventivamente tempo e attenzione alla costruzione del processo, esso ci restituirà un senso di fiducia forte e duraturo. E se la nostra fiducia viene tradita? Capiterà purtroppo. Nel lungo corso della vita è fisiologico, l’importante è non lasciarsi sopraffare dalla delusione ed inibirci l’esperienza di condividere il nostro vissuto con gli altri che è alla base di quel benessere personale che tutti quanti perseguiamo. Vorrei riflettere con voi sulla bellezza e l’energia che una relazione di fiducia porta con sé anche a costo di sopportare ogni tanto qualche piccola o grande delusione.
Ezio Dau


