Accoglienza significa dare valore alla diversità di ciascuno.
“Io vedo che, quando allargo le braccia, i muri cadono. Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei muri.” (Don Andrea Gallo)
Conobbi Don Andrea Gallo a Genova nel 1987. Appena lo vidi mi chiesi: ma davvero quest’uomo è un prete? Non può essere, è un pazzo furioso. Per tanti anni non sentii più parlare di lui. Lo rividi in TV tanti anni dopo e cominciai ad interessarmi a lui. A pensarci bene in quell’incontro di un paio d’ore, complice un’amicizia comune, mi parlò di tutto e di più. Riavvolgendo il nastro, ricordo che fu la prima persona che mi parlò di accoglienza, che mi parlò di bisogni primari, di relazione e di mettersi in rete. Lì per lì pensai che fosse pazzo e che straparlasse, oggi mi rendo conto di quanto invece io fossi un ragazzo immaturo per certi argomenti. Nei giorni scorsi mi è tornato in mano un suo libro “Io non mi arrendo” pubblicato da lui qualche mese prima di morire. Ho provato a traslarlo ai giorni nostri, alle difficoltà che stiamo vivendo e mi sono accorto che sempre di più abbiamo bisogno di approfondire il concetto di accoglienza. Non è facile accogliere, ma non è neanche così facile neanche farsi accogliere. Soprattutto nei momenti di difficoltà come questi. A volte abbiamo paura di chiedere aiuto e preferiamo metterci in un angolo. Invece l’accoglienza è davvero la costruzione di un legame emotivamente maturo, è proprio la condivisione del nostro quotidiano che ci aiuta, attraverso l’esperienza altrui, a trovare possibili soluzioni alle nostre difficoltà. Mi preme specificare che essere accoglienti non necessariamente vuol dire essere caritatevoli. Talvolta l’accoglienza richiede fermezza e decisione e non sempre si può essere anche gentili. Il tratto positivo dell’accoglienza è che questa è sempre sincera e disposta al sostegno di chi manifesta una serie di bisogni. L’accoglienza è una di quelle competenze relazionali di cui non possiamo fare a meno. Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo sentito il bisogno di essere accolti, di essere inseriti in un contesto ancora sconosciuto ed allora abbiamo il dovere morale di sviluppare anche la nostra capacità di accogliere e restituire a qualcuno qualcosa che in passato ci è stato dato. L’accoglienza non è semplice da attuare; richiede pazienza, empatia e voglia di mettersi all’ascolto. E’ una capacità che va mantenuta costantemente in allenamento e non sempre viene naturale metterla in cima alla lista delle nostre priorità. Oggi vorrei riflettere insieme a voi: quanto siamo accoglienti verso gli altri nel nostro agire quotidiano? Quanto siamo disposti a farci accogliere nei momenti in cui percepiamo di essere in difficoltà? E soprattutto vorrei che ci chiedessimo che cos’è veramente per noi l’accoglienza. Facciamo insieme questo esercizio di guardarci allo specchio e di dare un contorno nitido a quello che sentiamo di essere in questo momento.
Ezio Dau


